Da circa un mese è iniziato il tempo di Quaresima, secondo il solito calendario che vede tale tempo liturgico distendersi tra il Mercoledì delle Ceneri e il Giovedì Santo. Mentre l’anno scorso – proprio qui su Gir – per tentare di descrivere questo tempo santo usavamo l’immagine del cammino, questa volta vogliamo entrare in profondità nel suo mistero tentando di cogliere i passaggi importanti che in esso il credente è inviato a vivere spiritualmente e umanamente.

Un rapido sguardo sull’avvenimento quaresimale ci impone di considerare due aspetti essenziali del cammino di ogni credente: la riscoperta del Battesimo e la necessità della conversione. La Quaresima è anzitutto un tempo di preparazione verso qualcosa. Infatti, il punto focale verso il quale tende consta nella Pasqua, vero centro della vita cristiana. Il centro non potrebbe essere un altro, come afferma San Paolo quando scrive agli abitanti di Corinto: “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede” (1 Corinzi 15,17).

Per i credenti vivere la Pasqua con Cristo significa essere realmente uniti a tutto il suo mistero divino e tale unione mistica si realizza eminentemente nel sacramento del Battesimo. Come il Natale ci ha narrato il desiderio di Cristo di “farsi” ciò che noi siamo per elevarci a ciò che Lui è, così con la sua Resurrezione ci svela ancora una volta questo mistero di salvezza. Poiché però la nostra esistenza è contrassegnata dal peccato e da molti limiti, è importante che ci sia un tempo di preparazione e rinnovamento per giungere alla celebrazione del mistero pasquale.

Con la Quaresima siamo perciò invitati a giungere alla celebrazione della Resurrezione di Cristo rinnovati nel cuore e convertiti nelle azioni. La necessità di questa conversione a più livelli è ben espressa da uno dei testi della S. Messa il quale dice a Dio: “Ogni anno doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore” (Prefazio I di Quaresima).

Ecco dunque che il cammino di Quaresima tende a realizzare nel credente un duplice rinnovamento: nello spirito e nelle opere. Il primo luogo di conversione è dunque il cuore, come nel Mercoledì delle Ceneri abbiamo sentito proclamare dal profeta Gioele: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gioele 2,12); essa però si deve realizzare anche nella concretezza della vita “Togliendo di mezzo l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio” (Isaia 58,9 – Sabato dopo le Ceneri), accogliendo i nostri fratelli perché sono immagine di Cristo che dirà: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25,45 – Lunedì della I settimana) e riscoprendo la vera essenza della preghiera.

Essa non è fatta di parole vuote, ma nasce da un cuore realmente votato alla volontà di Dio, per cui riconosce che “Il padre sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Matteo 6,8 – Martedì della I settimana). Il secondo elemento che accennavo sopra circa lo spirito della Quaresima è la riscoperta del proprio Battesimo. Questo sacramento è la porta della vita cristiana poiché con esso siamo incorporati a Cristo; detto in altre parole, siamo uniti a Lui diventando parte del suo stesso corpo. Nel Battesimo si realizza il reciproco scambio per cui il credente entra in Cristo e Cristo in lui, diventando una cosa sola. Con esso si aderisce a Cristo e si ricevono in dono la partecipazione alla salvezza eterna e alla comunione con Dio.

La caratterizzazione tipicamente battesimale dell’itinerario quaresimale è stata molto più evidente nell’anno liturgico scorso. In esso, infatti, le letture della Santa Messa domenicale ruotavano attorno ad elementi che richiamano il discorso battesimale quali Gesù “acqua viva” (Giovanni 4), “luce del mondo” (Giovanni 9) e “resurrezione e vita” (Giovanni 11). Ciò che ci ricollega al Battesimo è che con Cristo si passa dalla morte alla vita, poiché la vita eterna è donata a noi grazie alla sconfitta che Lui ha operato nei confronti del peccato. A questo punto lascio volentieri la parola a due autorevoli testimonianze: l’apostolo Paolo e il padre della Chiesa papa Leone Magno.

Il primo scrive ai cristiani di Roma: “Noi, che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere in esso? O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del Battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua resurrezione” (Romani 6,2-5). Celebrare la Pasqua significa riportare alla memoria che con Cristo siamo nati ad una vita rinnovata in virtù della redenzione che Lui ha operato.

Per questo motivo vivere la Quaresima significa riscoprire quel tratto specifico del nostro Battesimo per cui noi siamo conformati a Cristo e come Egli ha vinto la morte, così anche noi risorgeremo con Lui. Il cammino è lungo e non può che passare attraverso la conversione personale da operarsi nei gesti quotidiani e nelle intenzioni del cuore, come sopra già abbiamo riflettuto.

Leone Magno scrive a tutti i cristiani: “La misericordia di Dio verso di noi è davvero meravigliosa proprio perché Cristo non è morto solo per i giusti e i santi, ma anche per i cattivi e per gli empi. E, poiché la sua natura divina non poteva essere soggetta al pungolo della morte, egli, nascendo da noi, ha assunto quanto poi potesse offrire per noi […] morendo, infatti, subì le leggi della tomba, ma risorgendo le infranse e troncò la legge perpetua della morte, tanto da renderla, da eterna, temporanea. Poiché come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo”. Riflettendo bene, mi accorgo quanto il tempo della Quaresima sia pieno di motivi di gioia e di speranza.

Al nostro impegno di conversione può corrispondere la certezza di condividere la sorte eterna di Cristo stesso. È sotto la luce del suo esempio che proseguiamo questo tempo di grazia.

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