Cari fratelli e sorelle, 
iniziamo con trepidazione il Tempo della purificazione del cuore, della conversione. Sono quaranta i giorni in cui la Chiesa, con particolare impegno, invita a guardare a Gesù, il Dio con noi, che offrendo la sua vita ci insegna ad amare e, liberandoci dal peccato, ci spalanca il cuore, ci fa riscoprire la dignità di figlio, fatto a immagine e somiglianza di Dio. La Chiesa, popolo di penitenti, si mette con umiltà alla sequela del Signore, per illuminare nella condivisione e nella solidarietà la nostra vita quotidiana. La Quaresima è tempo di grazia e di lotta per il cambiamento in meglio delle nostre persone. 
 
Papa Francesco descrive così le opportunità di questo tempo forte:
«La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità» (Messaggio per la Quaresima 2017). 
Nella nostra comunità diocesana questo è un tempo fecondo e meraviglioso per la ricchezza della fede e il legame irriducibile con la tradizione popolare che in tante forme lascia conoscere le nostre irrinunciabili radici cristiane.
Cominciamo la Quaresima con l’entusiasmo di chi sa che il Signore può fare cose grandi per coloro che decidono di seguirlo; il mio pensiero corre all’esperienza del Giubileo straordinario della Misericordia che abbiamo concluso nell’autunno scorso. Penso a quella spinta in avanti del Papa che ci invita ad uscire, a mostrare il volto della Misericordia. Penso a quella porta giubilare che abbiamo indicato come sempre aperta. Colgo l’invito della Provvidenza che, nelle vicende del mondo che vuole barricarsi, chiede invece alla famiglia del Signore di elevare l’annuncio dell’accoglienza, di essere profeti coraggiosi di colui che di sé stesso ha detto: ero nudo, ero forestiero, ero affamato, ero assetato, ero in carcere… 
È un tempo questo in cui siamo chiamati a comunicare speranza, a dare a tutte le croci una via, la via crucis che porta alla luce della risurrezione. Invito a verificare in tutte le comunità parrocchiali se la porta della misericordia, che abbiamo invitato a scorgere nel confessionale e in tutte le opere stesse della misericordia, sia rimasta aperta come ci insegna il Signore. 
In questo tempo propizio riprendiamo le parole-frutto del Giubileo, che tracciano il nostro cammino diocesano e che cito in gran parte dall’omelia d’inizio del nuovo anno pastorale. Vi invito a rimetterle al centro di ogni nostra attività parrocchiale e dei movimenti per cadenzare il passo della comunione ecclesiale. 
  
 

Commozione

La Misericordia ci racconta la tenerezza di Dio, la sua delicatezza, il suo modo di chinarsi verso di noi e attirarci con legami di bontà e di mansuetudine. Dio si commuove dinanzi alla vita di ciascuno di noi come un padre, come una madre dinanzi ai suoi figli, senza scordarsi di nessuno di loro. Incontrando la Misericordia noi conosciamo un padre premuroso e desideroso della nostra felicità. 
Il Signore per guarirci tocca le nostre ferite, le nostre malattie, le nostre fragilità. Alla luce del grande mistero di Dio che tocca il peccato per risanarci, ci importa qui riportare il come Dio non solo ci raggiunge con il suo tocco, ma  si lascia toccare da noi e si fa coinvolgere da noi. 
Anche per noi la parola commozione ha in sé il duplice valore del toccare e lasciarsi toccare, fremere, in un certo qual modo lasciarsi ferire dagli eventi 
La Quaresima è lotta alla mondanità e il mondo rifiuta la commozione rifugiandosi nell’emozione facile. Oggi si vive di emozione, si ricercano emozioni, si procurano emozioni. Tanti purtroppo vivono una fede fatta di questo. Una fede emozionale e sentimentale in realtà è una fede statica, china su stessa, talvolta banalmente patetica, che non dà sapore al mondo nel quale siamo chiamati a vivere. Questo tipo di passione non ha nulla a che vedere con la passione di Cristo che non è un vuoto sentimento, ma abbraccia anche il sacrificio, il dolore, come testimonianza dell’amore vero. 
Le nostre esperienze ecclesiali abbiano il profumo del pane azzimo, privo del lievito dell’ipocrisia e della mormorazione, sappiano comunicare essenzialità e verità. 
Quando Dio tocca/commuove il nostro cuore è impossibile non sentire il fremito per i fratelli, l’appartenenza alla propria chiesa diocesana, alla parrocchia, al  movimento, all’associazione, alla confraternita. La commozione è un muoversi verso l’altro ed è un muoversi insieme. La commozione non è un impegno di semplice buona volontà, ma è l’esperienza dell’amore di Cristo che quando è guardato ed accolto rende più umana la vita.
 

Vita quotidiana

Nella Quaresima questa parola deve trovare maggiore eco. Perché nel tempo della conversione è necessario ripensare la propria giornata a partire dal rapporto con Dio e dare il giusto spazio all’ascolto della sua Parola. Siamo chiamati a riscoprire quello che noi chiamiamo pane quotidiano. È il pane essenziale, quello di cui abbiamo bisogno nella giornata, un pane diverso dagli altri pani perché sigla una rapporto di fiducia e di provvidenza con chi ce lo dona. Saper ricevere questo pane vuol dire vivere bene il Vangelo; vuol dire un rapporto che cresce giorno per giorno, attraverso una frequentazione quotidiana appunto, non episodica, non straordinaria, ma duratura. È il pane che alimenta il nostro quotidiano: i rapporti familiari, il nostro impegno nel lavoro, il nostro impegno sociale. La fede con semplicità e naturalezza irriga il quotidiano e per far questo abbiamo bisogno nelle nostre comunità di riscoprire una vita feriale che talvolta perdiamo di vista. 
La prima verifica di un efficace rapporto con Dio è proprio il cambiamento in meglio del luogo in cui si vive, dalla qualità dei rapporti, dalla capacità di ciascuno di sapersi coinvolgere nei contesti nei quali la Provvidenza lo ha chiamato a vivere. Il quotidiano è fatto della vita in famiglia, degli affetti e del lavoro e anche del riposo. In tutto questo, guardando al Signore sarà possibile il cambiamento e il gusto nuovo della vita.
 
 

Servizio

Il nostro territorio diocesano ci interpella su tanti fronti. Abbiamo sicuramente un dovere di servizio verso la verità, nel senso che dobbiamo lavorare sempre per le coscienze, lasciandoci provocare e cercando di dire sempre una parola di speranza. Penso infatti a questi anni in cui tanto si è detto sul diritto alla vita, alla salute, all’ambiente pulito. 
Aldilà delle possibili considerazioni sociologiche, la Chiesa diocesana vuole mettere in campo concretamente quello che può a servizio dei più poveri. Palazzo Santacroce ormai sta per vedere la sua apertura come centro di accoglienza notturno per i senza fissa dimora. Vi sono adesioni di tanti volontari, giovani e meno giovani hanno dato la loro disponibilità per il servizio in questo luogo. È mio desiderio che questa opera che la diocesi gestirà sia, in un certo qual senso, dal punto di vista simbolico, intesa come segno per la comunità civile: si può salvare veramente qualcuno solo quando lo si ama, altrimenti proliferano solo i buoni propositi e le belle parole. Avere cura dei poveri vuol dire amarli. 
Come vorrei che questa semplice considerazione fosse trasposta in termini di servizio e di amore per la città di Taranto che nuovamente è chiamata a scegliere nelle prossime elezioni amministrative! Per salvare la città bisogna amarla soprattutto nelle sue componenti più deboli e critiche. Le frammentazioni politiche che lasciano intravedere una società civile sbrindellata non devono scoraggiarci. L’intelligenza, la moralità, il sacrificarsi per la salute della nostra gente, per il lavoro, per il bene comune siano le caratteristiche di chi ambisce alla guida della città. La società si anteponga e guidi la politica. Nutro la felice ambizione che Taranto non si rassegni solo ad essere lo specchio di un Paese che ogni giorno offre orizzonti di incertezza, ma che da sé, spinta dalle sue stesse emergenze pagate a caro prezzo, diventi un modello di rinascita. 
 
La Quaresima è il tempo in cui le tante passioni del cuore degli uomini, incontrano  la Passione di Dio per l’umanità. I sentimenti di Dio per ciascuno in questi giorni si offrono a ciascuno di noi nelle celebrazioni liturgiche, nei riti della passione, nella vita quotidiana e influenzano in positivo la vita sociale delle nostre città e paesi. Sulla croce il Figlio di Dio attira tutti con una Passione che ha come apice il perdono per i carnefici e la tenerezza per coloro che soffrono per lui. È questa Passione che purifica le nostre passioni perché è sorretta da un amore gratuito sino alla fine. «L’ unico cammino sicuro – ci dice il Papa – è seguire Cristo crocifisso, lo scandalo della Croce». 
Non parole e solo sentimenti, ma fatti che documentano il fiorire della fede, la gioia della missione, l’impeto della carità. Solo così le passioni si convertiranno alla Passione, quella vera. 
Buon cammino quaresimale a tutti.  
 
 

+ don Filippo, Arcivescovo

MESSAGGIO DI S.E.R. MONS. FILIPPO SANTORO
ARCIVESCOVO METROPOLITA DI TARANTO
PER LA QUARESIMA 2017
 
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